![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjws2tel35mZ2uB2grKdtcctnm7VmGp-YGGHR6FacsvjejuFTFgbj9CD7ZGnqStQiFOeBPboZzHoU3INNrLbOuDbUYiLlejCzGMNU5_aK7kOq1PZzxeg0-JD8zZ9QvB_lR9WVn-WFzgrK7R/s320/Ene+30+01.jpg)
Premettiamo che una parte della difficile “governabilità”
scaturita dalle elezioni non dipende dal sistema proporzionale (come ha
interessatamente proclamato Renzi) ma dalla struttura deformante della legge
elettorale spagnola, in vigore dal 1978, che non è proporzionale, ma tale da
favorire fortemente i partiti capaci di ottenere buoni risultati in tutte le 52
circoscrizioni o (relativamente) quelli con forte rappresentazione locale. Per
fare un solo esempio, in queste elezioni politiche Izquierda Unida ha ricevuto
circa 900.000 voti, distribuiti in tutta la Spagna, eleggendo 2 deputati,
mentre il PNV (Partido Nacionalista Vasco) ha ottenuto 6 deputati con circa
300.000 voti, concentrati in Euskadi (País Vasco).