Orazio Irrera |
Nella lezione del 30 gennaio del suo Corso del 1980 al Collège de
France
Del governo dei viventi,
Foucault ribadisce il suo rifiuto di analizzare il pensiero, il comportamento e
il sapere degli uomini» nei termini di un’analisi ideologica, aggiungendo che,
praticamente ogni anno, durante ogni suo corso, egli è ritornato su questa
esigenza di smarcarsi da una prospettiva segnata dall’ideologia, operando ogni
volta un piccolo spostamento per conferire così alla sua critica nuove forme di
intelligibilità
1. Questa
mobilità, così caratteristica del modo di condurre il proprio lavoro teorico,
non deve tuttavia farci perdere di vista il fatto che se Foucault, nell’arco di
circa un decennio, si è così insistentemente soffermato sulla critica
dell’ideologia, è perché, presumibilmente, tale nozione rappresenta per lui –
seppur negativamente – un nodo teorico e metodologico di grande rilevanza.
Infatti attraverso tutta questa serie di considerazioni critiche sulla reale
capacità esplicativa della nozione di ideologia, risulta possibile far
apparire, quasi in filigrana al suo insegnamento, un percorso teorico che lo
attraversa sotterraneamente dalla fine dall’inizio degli anni ’70 fino ai primi
anni degli anni ’80. Si tratta di un percorso la cui ricostruzione può
mostrarci in che modo gli spostamenti concettuali che Foucault compie a
proposito della critica dell’ideologia possano essere messi in relazione alle
poste in gioco epistemologiche ed etico-politiche che man mano appaiono nel suo
mobile itinerario di ricerca e di insegnamento al Collège de France. Nel presente
contributo cercheremo di raggruppare questo insieme di critiche in quattro
grandi tipologie.