“Ciò che mediante il denaro è a mia
disposizione, ciò che io posso pagare, ciò che il denaro può comprare, quello
sono io stesso, il possessore del denaro medesimo, Quanto grande è il potere
del denaro, tanto grande è il mio potere. Le caratteristiche del denaro sono le
mie stesse caratteristiche e le mie forze essenziali, cioè sono le
caratteristiche e le forze essenziali del suo possessore. Ciò che io sono e
posso, non è quindi affatto determinato dalla mia individualità. Io sono
brutto, ma posso comprarmi la più bella tra le donne. E quindi io non sono
brutto, perché l’effetto della bruttezza, la sua forza repulsiva, è annullata
dal denaro” [2]
| K.Marx
1. Introduzione. Sul ruolo e la forma della moneta nella nostra storia[3] Andrea Fumagalli
1. Introduzione. Sul ruolo e la forma della moneta nella nostra storia[3] Andrea Fumagalli
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La
moneta è un’invenzione umana. La moneta non cresce sugli alberi. La
moneta ci dimostra che l’essere umano è un animale sociale. La moneta è
relazione sociale. Una relazione sociale che oggi non è paritaria, ma che
potrebbe diventarlo. La moneta è la dimostrazione dell’esistenza di una
comunità, perché la moneta è frutto di un rapporto di fiducia. Ma
la moneta è, soprattutto, potere. Potere di decisione, potere di arbitrio. E
oggi è potere capitalistico. Per questo la moneta non è un bene comune. Essa è,
o meglio potrebbe essere, dovrebbe essere,
un common. Ma oggi più che mai non lo è. Nell’attuale bio-capitalismo cognitivo e finanziarizzato, se una lotta deve esserci essa dovrà necessariamente essere la lotta per la moneta intesa come common. È lotta per il “comun(e)ismo”.
un common. Ma oggi più che mai non lo è. Nell’attuale bio-capitalismo cognitivo e finanziarizzato, se una lotta deve esserci essa dovrà necessariamente essere la lotta per la moneta intesa come common. È lotta per il “comun(e)ismo”.
La
moneta ha svolto diverse funzione nella storia dell’umanità. Esiste da
subito, come il fuoco, la ruota, la
scoperta dell’agricoltura. Nelle società preistoriche è mezzo di scambio e
unità di conto. Mezzo di pagamento per consentire la relazione sociale dettata
dall’attività di scambio per la sopravvivenza: la necessità del neg-otium (la dannazione dellabor),
in opposizione all’otium (il piacere della creatività e
dell’ingegno umano). E in quanto tale, unità di misura del valore delle merci
scambiate. La moneta è quindi da subito rappresentazione fenomenica del valore.
E in quanto tale, espressione di potere nel momento in cui tale misura viene
stabilita sulla base di una gerarchia sociale. Chi decide la “forma” della moneta? Ma soprattutto, nell’antichità
come oggi, chi decide il valore della moneta?
La
storia della moneta è connessa alla storia dell’umanità, dicevamo. Anticamente,
sino alla formazione degli stati nazionali nel 1500 in Europa, la forma
prevalente della moneta è la moneta-merce. Il valore della moneta è contenuta
nel corpo stesso della moneta. La sua forma (peso) metallica (quindi fisica,
sia essa rame, bronzo, argento o oro) ne indica il valore. Si attua così uno
scambio tra equivalenti in valore. Un metro di stoffa che, supponiamo, abbia un
valore di 10 grammi d’oro, viene direttamente scambiato con una moneta che
contiene 10 grammi d’oro. Da questo punto di vista, lo scambio di moneta
implica uno scambio rivale e solvibile. Quella specifica moneta di 10 grammi
può essere usata solo per quello scambio, in una relazione “do ut des”, merce
(stoffa) contro merce (metallo-oro). La moneta è quindi una merce (bene) come
tutte le altre.
Secondo
Erodoto[4], i Lidi furono il primo popolo
a introdurre l’uso di monete d’oro e d’argento e il primo a stabilire “negozi”
per la vendita al minuto in località permanenti. Nel momento stesso in cui la
moneta metallica si diffonde come mezzo di pagamento e diventa unità di conto
degli scambi economici (unità di misura del valore), essa diventa anche
espressione di potere. Era infatti chi emetteva la moneta (il sovrano) a
determinarne il valore e a esprimere il comando economico.
In
questa fase della storia (euro-mediterranea), la moneta-merce implica una
struttura proprietaria (come tutte le merci). La proprietà si estrinseca nel
monopolio di emissione (il sovrano). Non vengono ancora agiti i diritti di
signoraggio. Sarà con l’impero romano, prima con Nerone e poi con Settimio
Severo, che il valore della moneta (Aureoe Denario, rispettivamente in oro e argento) tenderà a non corrispondere
più esattamente alla quantità di metallo pregiato utilizzato. Sorgono così i
diritti di signoraggio.
Ma
sarà solo con la formazione degli stati nazionali europei e il salto di
paradigma tecnologico a cavallo del XV-XVI secolo che si assisterà al totale
sganciamento tra il valore dichiarato della moneta e la quantità del metallo
prezioso contenuto.
Il
monopolio di emissione della moneta assume allora le forme di un diritto
sovra-individuale e la moneta diventa variabile extra-mercato, controllata a
livello istituzionale e non dalla dinamica di mercato. Una volta garantita dal
ruolo statuale, che opera non come agente di mercato, ma al di sopra di esso,
la moneta comincia a svolgere anche la funzione di riserva di valore e misura
patrimoniale. Tale passaggio di fase è, non casualmente, accompagnato dal
cambiamento della forma della moneta. Dalla moneta metallica, fondata
prevalentemente sull’oro, si passa alla moneta cartacea: ciò significa che il
mezzo monetario non incorpora più il valore stesso che dichiara. Come abbiamo
ricordato, lo scambio economico “valore contro quantità” era sempre esistito
come scambio di puri e diretti equivalenti in merce, ovvero un certo ammontare
d’oro contro un certo ammontare di merci. Non è un caso che buona parte dei
nomi delle valute in vigore ancora oggi, o sino a poco tempo fa, derivino,
etimologicamente, da unità di peso (pound in Gran Bretagna, pesetas in Spagna, lira – da libra -in molti paesi) .
Con la garanzia di una governance statuale (quindi istituzionale e
extra-mercato privato), lo scambio economico comincia sempre più a
caratterizzarsi materialmente come scambio tra un pezzo di carta, il cui valore
intrinseco è poca cosa, e un certo ammontare di merce. Ma questo pezzo di carta
– la moneta cartacea o banconota – viene garantita da un potere politico
superiore che obbliga all’accettazione (fiducia) e ne garantisce il valore
virtuale ivi riportato. Tale passaggio genera, tramite il ruolo sempre più
importante della Banca Centrale, la possibilità di creare base monetaria in
condizioni di monopolio.
Con
la rivoluzione industriale e, nel XX secolo, con la Conferenza di Bretton Woods
si assiste, così, al graduale abbandono dei
sistemi monetari fondati sui metalli preziosi e sulla inconvertibilità delle
monete in metalli preziosi. La crescita degli scambi economici, provocata dalla
diffusione del sistema capitalistico di produzione, ha imposto l’uso di monete
la cui offerta non risultasse vincolata dalla limitata
disponibilità di metalli preziosi. Inoltre, l’affermarsi di talune monete,
sempre più diffuse e accettate negli scambi internazionali, ha reso obsoleto il
ricorso ai metalli preziosi per regolare tali scambi. Infine, l’affermazione
del biglietto di banca e di altre forme di pagamento svincolate dall’uso di
metalli preziosi, si spiega con la praticità dei sistemi di pagamento che non
obbligano a trasferire ingenti quantità di pesante metallo prezioso.
Oggi,
dopo la fine di Bretton Woods, assistiamo alla completa smaterializzazione
della moneta. Il suo valore, convenzionalmente fissato nel 1944 a Bretton Woods
nel rapporto di 35$ per oncia d’oro, è decaduto. Da moneta “merce” e moneta “oro” si passa alla moneta come “puro
segno” (Marx), passaggio che, grazie al processo di finanziarizzazione, ha di
fatto ridotto il peso dei diritti di signoraggio e anche la possibilità da
parte delle Banche Centrali di controllare in toto la massa monetaria in
circolazione e il moltiplicatore creditizio e finanziario che ne consegue.
La
moneta, tende così a smaterializzarsi del tutto. Oggi la moneta non è più una
merce o un bene. Non esiste più un’unità di misura del valore della moneta,
come il metro per la lunghezza o il chilogrammo per il peso. A prescindere dal
fatto che esistono ancora i monopoli di emissione e i diritti di signoraggio, a
prescindere dalla struttura proprietaria, in quanto non più un bene, la moneta
non può neanche essere definita bene comune. Con la fine degli accordi di
Bretton Woods, il valore della moneta non è più determinato da chi la emette.
La sovranità monetaria (nazionale o sovranazionale, che sia), la cui governance
è il compito della Banca Centrale, perde sempre più significato.
2.
La moneta – finanza come espressione della comunismo del capitale
Con
l’avvento del sistema di produzione capitalista, la moneta diventa espressione
del capitale e del rapporto sociale di sfruttamento del lavoro. Con il passaggio
dal capitalismo taylorista-fordista al bio-capitalismo cognitivo
finanziarizzato, la funzione principale della moneta si modifica. La funzione
di credito, tipica di un sistema D-M-D’ (economia monetaria di produzione),
dove l’attività di investimento nella produzione di beni richiede una
anticipazione monetaria e l’indebitamento degli attori economici (siano essi
imprese private o lo Stato), lascia sempre più spazio allamoneta- finanza (economia finanziaria di produzione). La moneta finanza, non a caso, coincide con la
dematerializzazione totale di denaro, essendo pura moneta-segno.
E’
importante sottolineare che tale passaggio dalla moneta -credito alla moneta-finanza implica un cambio di governance monetaria: la prima veniva e viene
tuttora emessa sotto il controllo delle istituzioni monetarie (banche
centrali), mentre la seconda, invece, dipende dalle dinamiche del mercato
finanziario.
Fino
alla crisi del fordismo, infatti, l’istituzione della Banca Centrale aveva il
compito di esercitare un controllo diretto e preciso sulla quantità di moneta
(M1) emessa dalle zecche nazionali (fiat money). Ma oltre il 90% della
massa monetaria è ora fornito da banche private e investitori finanziari, sotto
forma di prestiti o attività speculative, sulla cui quota la Banca centrale ha
solo un controllo molto indiretto. Ciò significa che, nonostante la Banca
centrale possa unilateralmente e autonomamente fissare i tassi di interesse e di
imporre riserve obbligatorie alle banche, la quantità di denaro in circolazione
è meno controllabile dalla stessa Banca Centrale. In un sistema capitalistico
che si basa su una economia finanziaria di produzione, la quantità di moneta è
endogeneamente determinata dal livello di attività economica e dall’evoluzione
delle convenzioni finanziarie (in termini keynesiani) che governano il mercato
finanziario internazionale. La Banca centrale può solo cercare di aumentare o
diminuire l’offerta di moneta in circolazione, ma niente di più, inseguendo e
assecondando le dinamiche degli stessi indici finanziari. Questa possibilità
viene ora ulteriormente ridotta dal nuovo ruolo svolto dai mercati finanziari
nel processo di finanziamento dell’attività di investimento, tramite le
plusvalenze e la creazione di titoli altamente liquidi (definiti near money, quasi moneta).
Ne
consegue paradossalmente che i poteri discrezionali delle Banche centrali sono
tanto più ridotti quanto più esse stesse sono diventati istituzioni politicamente
indipendenti. Come conseguenza, i poteri di controllo e vigilanza della Banca
centrale sul settore bancario e, attraverso la variazione dei tassi di
interesse, sull’intero sistema economico sono sempre più funzionali alle
dinamiche in atto nei mercati finanziari e sempre più dipendenti dalle
oligarchie che li dominano.
Ciò
significa che, nel bio – capitalismo cognitivo, la moneta e la
determinazione del suo valore non sono più sotto il controllo della Banca
centrale. Nel momento stesso in cui la moneta è puro segno sfugge a qualsiasi controllo
pubblico. La moneta perde così lo status di “bene di controllo pubblico”. Il
suo valore è determinato di volta in volta dall’operare delle attività
speculative sui mercati finanziari. Le sue funzioni di mezzi di pagamento e
unità di conto (misura del valore ), così come di riserva di valore e dei mezzi
di finanziamento della accumulazione /sviluppo, diventano fuori controllo. Nel
momento in cui la sua quantità e la modalità di circolazione sono determinati
dalle convenzioni che dominano mercati finanziari sempre più concentrati, la
moneta diviene ostaggio delle aspettative che l’oligarchia (o meglio, la
dittatura dell’oligarchia ) dei mercati finanziari è in grado di esercitare .
Oggi,
possiamo dire che la creazione di moneta finanza è l’espressione del comunismo libertario del capitale. Lo conferma
la dipendenza della politica monetaria dalle dinamiche finanziarie. Gli stessi
tassi di interesse non sono più completamente controllati dalla politica
monetaria.
La
moneta diventa espressione del bio-potere finanziario, esito
dell’espropriazione del comune, come nuova forma di
sfruttamento del lavoro nel bio-capitalismo
cognitivo.
3.
Cripto-monete: aspetti e problemi
Siamo
di fronte a un’opportunità storica. Oggi, la tecnologia ci permette
di creare denaro in forma digitale: le cd cripto-monete.
L’aspetto
nuovo sta nel venir meno del monopolio di emissione: non si tratta più delle
istituzioni monetarie, che, (assai poco) democraticamente, hanno il compito di
decidere la politica monetaria e finanziaria, grazie al monopolio di emissione,
ma di una moltitudine di persone singole che, autonomamente, hanno la
possibilità di creare digitalmente moneta e di tutti quegli individui che
decidono (fidandosi) di riconoscere il valore monetario di tale moneta.
In
questo tempo di algoritmi macchinici, non è sorprendente che la moneta non
venga stampata, ma piuttosto “estratta” e che il corso di tale moneta non sia
validato da istituzioni sovra-individuali, ma dalla correttezza formale di un
algoritmo eseguito da macchine e/o da decisioni di una élite tecno-
finanziaria.
Questa
nuova situazione è una sfida e allo stesso tempo una possibilità per costruire
un sistema monetario e finanziario alternativo, in grado di superare i nodi
contraddittori e iniqui del capitalismo contemporaneo. Gli algoritmi sempre più sofisticati per generare
cripto-monete sono, tuttavia, condizioni necessarie, ma non ancora sufficiente.
Alcuni
aspetti, infatti, necessitano di approfondimento e discussione:
a. La fiducia e il problema dei diritti di proprietà .
La
moneta tradizionale è garantita dallo Stato, che detiene il monopolio
dell’emissione e impone che essa debba essere accettato come mezzo di pagamento
da parte di tutti gli abitanti di uno stesso Stato (moneta legale). Ciò implica
, che il vero “proprietario” della moneta è l’istituto di emissione (Banca
Centrale) e non gli individui che la utilizzano. Che cosa succede con la cripto-moneta?
E’
proprio il rapporto di fiducia che si instaura all’interno di una certa
comunità che è alla base della nascita delle cripto-monete. La creazione di
moneta legale in base a decisioni che non sono più considerate in grado di
proteggere l’individuo e la sua libertà ha spinto i creatori delle
cripto-monete e i loro principali sostenitori a cercare tale protezione tramite
una nuova moneta, esito di un atto imparziale meccanico[5].
Per
molti di loro anche il processo democratico può – anzi, deve – essere
costituito da decisioni effettuate con imparzialità dagli algoritmi di un
computer.
Il
primo punto critico è il seguente: una cripto-moneta può essere neutrale?
Ovviamente no, poiché la tecnologia non è mai neutrale. Se è così, dove sta la
supposta “imparzialità meccanica”?
Il
secondo punto critico è: chi è il proprietario della cripto-moneta? È l’élite
tecnologica che possiede il codice dell’algoritmo di emissione o è la comunità
che organizza e gestisce la cripto- moneta secondo un certo grado di fiducia?
Al riguardo, possiamo parlare di un istituzione del comune come una “non proprietà” che si contrappone alla dicotomia
proprietà/ pubblica statale vs. proprietà privata?
Consideriamo
il progetto Bitcoin (BTC): esso si basa su un produzione di moneta “peer to
peer”, anonima e resa sicura da algoritmi non di proprietà, il cui codice è
sotto licenza open source e utilizza il principio della rete di calcolo
distribuito (clustering o network computing). Sono elementi che pongono il
BTC nella categoria dei grandi progetti di innovazione collettiva e cooperativa
socio- tecnica in ambito hacker, come fu quella di Linux[6].
La
cripto-moneta non esiste in termini reali, è solo una stringa, ovvero
linguaggio artificiale. E il linguaggio (come la conoscenza , anche se
codificato), appartiene alle persone. Non può essere espropriato. Ma la libertà
di linguaggio esiste solo da un punto di vista formale. Il linguaggio
performativo[7], infatti, è composto da
“parole o numeri” e da una “grammatica”. La grammatica è la codificazione e la
standardizzazione delle parole e dei numeri. La parola è l’atto performativo
che modifica la grammatica e le sue regole, innescando nel rapporto “parola vs
grammatica” un processo dialettico, in grado di creare differenti livelli di accesso.
In altre parole, la cripto-moneta è figlia di una divisione cognitiva del
lavoro. L’élite techno-finanziaria deriva da questa divisione cognitiva, che
implica potere e struttura gerarchica. Tocca a noi prendere in considerazione e
cercare di eliminare questa asimmetria.
b . L’obiettivo delle cripto -monete
La
maggior parte delle attuali cripto-monete (Bitcoin , Freecoin , Litecoin , ecc)
sono nate per facilitare l’attività di scambio.
La
loro nascita, come per la maggior parte delle c.d. “monete complementari o
locali”, deriva dall’esigenza di fornire maggior liquidità monetaria, a favore
di attività di acquisto anonime e libere, soprattutto laddove vi sono vincoli
proibizionistici o divieti di scambio. Inoltre, le cripto-monete possono
allentare il vincolo della scarsità che l’offerta di moneta istituzionale
genera spesso per giustificare livelli positivi dei tassi di interesse e/o a
causa di politiche monetarie restrittive .
Citando
Keynes :
“Il proprietario del capitale può ottenere l’interesse perché il capitale è scarso, così come il proprietario della terra può ottenere la rendita perché la terra è scarsa . Ma mentre ci possono essere ragioni intrinseche per la scarsità di terra, non vi sono ragioni che possono giustificare la scarsità di capitale”[8].
Le
cripto-monete svolgono dunque prevalentemente il ruolo di mezzo di pagamento e
unità di valore. In quanto unità di valore, esse sono quotate rispetto alle
altre valute legali in corso. Per la moneta locale o complementare, che opera
in un territorio limitato da confini, il tasso di cambio è fisso. Ma per le
cripto-monete, che operano a livello internazionale (come il BTC), il tasso di
cambio tende a essere flessibile, poiché dipende dall’ammontare degli scambi
che avvengono sui mercati finanziari internazionali. Ne consegue che la
quotazione delle cripto-monete in monete legali (ad esempio, il dollaro USA)
varia costantemente e quotidianamente, a seconda della dinamica dei flussi
finanziari e speculativi.
La dinamica della quotazione del BTC negli ultimi mesi è paradigmatica. La convertibilità con le monete classiche (yuan e dollaro in primis) e una produzione algoritmicamente limitata[9] nella quantità e nel tempo fanno sì che oggi il BTC ricopra lo stesso ruolo dell’oro come moneta di riserva.
“La metafora si estende anche alla terminologia utilizzata e a una certa mitologia del gold rush che si fonde con quella dei videogiochi. Come nell’estrazione dell’oro in quella delle cripto-monete (non a caso definita mining) devono essere messe in gioco grandi quantità di energia elettrica e di calcolo, che vengono rispettivamente consumate e prodotte facendo lavorare a massimo regime dei potenti PC derivati da quelli dedicati ai videogame”[10].
In
tal modo, le cripto-monete possono svolgere anche la funzione di riserva di
valore. Ne consegue che, in contraddizione con le intenzioni iniziali,
diventino parte integrante del sistema finanziario
tradizionale. Non c’è emancipazione, ma sussunzione. Non c’è alternativa, ma
compatibilità .
Ci
si pone allora la seguente domanda: una cripto-moneta, una volta liberatasi da
vincoli istituzionali e liberamente riproducibile in modo autonomo, è in grado
di portare l’attacco al cuore del potere oligarchico della grande finanza? In
altre parole, può diventare una moneta del comune?
4. Alcune considerazioni preliminari per la costruzione di un circuito finanziario alternativo
Per rispondere a quest’ultima domanda, è necessario definire meglio che cosa intendiamo per moneta del comune(dove il concetto di comune non ha nulla a che fare con i beni comuni). Al riguardo, la discussione è ampia e differenziata, non essendoci una interpretazione unica. Sulla base dell’approccio post-operaista, autori come Carlo Vercellone, Christian Marazzi e il sottoscritto, in linea con l’ipotesi del bio-capitalismo cognitivo, concordano nell’individuare quattro elementi principali che dovrebbero definire una moneta del comune[11]:
- Essere non accumulabile e non diventare oggetto di speculazione. In conseguenza essa deve perdere una parte del suo valore nel corso del tempo. Si tratta quindi di una moneta che fonde o ” monnaie fondante”.
- Attenuare la dipendenza dei lavoratori dal vincolo economico alla vendita della loro forza lavoro e quindi al rapporto salariale, riducendo la precarietà.
- Permettere, su queste basi, di liberare tempo e risorse per sviluppare forme di cooperazione alternative fondate sulla messa in comune dei saperi, dei risultati della produzione e, comunque, su reti di scambio che escludono la logica del profitto. La partecipazione alla rete in cui circola la moneta del comune implica l’adesione a questi principi, che si tratti d’individui, d’imprese o di soggetti istituzionali come in parte il caso di certi modelli di monete alternative sperimentate su basi locali.
- Essere “non proprietà”
Questi
quattro parametri implicano che il modo in cui la moneta del comune entra nel
processo economico non è attraverso lo scambio o la sua detenzione (come mezzo
di pagamento o riserva di valore), ma attraverso il finanziamento di
un’attività di produzione (sia materiale o immateriale).
Più specificamente, la moneta del comune può rappresentare un’alternativa ad un’economia monetaria e finanziaria di produzione, se utilizzata in primo luogo come strumento di remunerazione monetaria della forza lavoro, inizialmente, ad esempio, come integrazione suppletiva al salario erogato in moneta tradizionale.
Una economia finanziaria di produzione (quale è il biocapitalismo cognitivo: allo stesso tempo D-M(kn)-D’[12] e D-D’) può essere rappresentata dalla sequenza[13]:
Più specificamente, la moneta del comune può rappresentare un’alternativa ad un’economia monetaria e finanziaria di produzione, se utilizzata in primo luogo come strumento di remunerazione monetaria della forza lavoro, inizialmente, ad esempio, come integrazione suppletiva al salario erogato in moneta tradizionale.
Una economia finanziaria di produzione (quale è il biocapitalismo cognitivo: allo stesso tempo D-M(kn)-D’[12] e D-D’) può essere rappresentata dalla sequenza[13]:
mercati
finanziari (che iglobano le banche) –> investimento (materiale, immateriale,
finanziario) –> consumo,risparmio, tassazione;
a cui corrisponde sul piano
dustributivo un secondo parallelo schema:
La moneta del comune dovrebbe sostituire la moneta-finanza. Ciò significa che la moneta del comune dovrebbe ricreare un circuito economico diverso, nel quale la produzione materiale e immateriale non è più finanziata dal mercato finanziario e del credito. E il modo più semplice è, da questo punto di vista, di immaginare una sorta di istituto finanziario comunitario (inteso come istituzione del comune), in grado di emettere moneta digitale sotto la supervisione della comunità in modo democratico, in modo irriducibile e inconciliabile on le gerarchie finanziari tradizionali.
Lo scopo di questo circuito finanziario alternativo è quello di fornire finanziamenti per lo sviluppo di servizi sociali, la produzione di valori d’uso (non profit) e la remunerazione della cooperazione sociale. La produzione dell’uomo per l’uomo, che. sottraendosi alla logica della produzione di valori di scambio, può consentire, ora e subito, un primo iniziale esperimento a favore di modelli alternativi di vita e senza dipendere dai vincoli e dalle gerarchie finanziari esterne. Tale schema può essere rappresentato dalla seguente sequenza
Il primo limite ha a che fare con i confini geo-economici. Una cripto-moneta con le caratteristiche di moneta del comunepuò essere introdotta in un sistema economico al fine di remunerazione del lavoro e di finanziamento degli investimenti a favore della cooperazione sociale solo se il ciclo di produzione si svolge all’interno di confini geografici definiti. Da questo punto di vista, una moneta locale può svolgere questo ruolo. E’ quindi necessario far riferimento a attività economiche che, per loro natura, non sono globalizzabili: ad esempio, l’erogazione di servizi sociali, come l’ istruzione e la formazione, la gestione dei trasporti e della la sanità, l’offerta di sicurezza sociale, cultura e tempo libero, l’attività immobiliare, agricola e la produzione di artigianato locale insieme a quella parte della produzione manifatturiera la cui filiera produttiva è tutta interna al territorio preso in considerazione, potrebbero essere dei buoni esempi iniziali.
Il secondo problema sta nella gestione dell’istituto finanziario del comune e dell’emissione della moneta del comune. Molte alternative sono possibili. Si tratta di un problema politico, la cui soluzione ha a che fare con il grado di democrazia dal basso e le modalità del processo decisionale esistente. Siamo consapevoli che questo modello finanziario di produzione alternativo non può, al momento, sostituire del tutto quello tradizionale, ma ne è complementare. Tuttavia, può essere in grado di aprire lo spazio per favorire la crescita di produzione autorganizzate, non mercificate né a scopo di lucro. Può consentire una produzione del comune, perché la produzione del comune è la nostra vita.
mercati finanziari (che iglobano le banche) –>plusvalenze –> moltiplicatore finanziario –> rendite (che inglobano i profitti e parte dei salari), salari, –> indebitamento pubblico e/o privato.In questo schema, i mercati finanziari sono in grado di creare liquidità a sostegno dell’attività di investimento e di consumo e di intervenire direttamente nella distribuzione del reddito. Il risultato è un crescente grado di disuguaglianza, che è sostenibile fintantoché l’ effetto del moltiplicatore finanziario (via plusvalenze) sulla domanda aggregata consente di compensare il peggioramento della stessa distribuzione del reddito. Si tratta di una condizione di strutturale instabilità, dal momento che i mercati finanziari non possono crescere all’infinito. E’ questo il ruolo macroeconomico svolto dalla moneta-finanza.
La moneta del comune dovrebbe sostituire la moneta-finanza. Ciò significa che la moneta del comune dovrebbe ricreare un circuito economico diverso, nel quale la produzione materiale e immateriale non è più finanziata dal mercato finanziario e del credito. E il modo più semplice è, da questo punto di vista, di immaginare una sorta di istituto finanziario comunitario (inteso come istituzione del comune), in grado di emettere moneta digitale sotto la supervisione della comunità in modo democratico, in modo irriducibile e inconciliabile on le gerarchie finanziari tradizionali.
Lo scopo di questo circuito finanziario alternativo è quello di fornire finanziamenti per lo sviluppo di servizi sociali, la produzione di valori d’uso (non profit) e la remunerazione della cooperazione sociale. La produzione dell’uomo per l’uomo, che. sottraendosi alla logica della produzione di valori di scambio, può consentire, ora e subito, un primo iniziale esperimento a favore di modelli alternativi di vita e senza dipendere dai vincoli e dalle gerarchie finanziari esterne. Tale schema può essere rappresentato dalla seguente sequenza
Istituzione finanziaria del comune –> moneta del comune –> servizi sociali, investimenti in valore d’uso, salari monetari –> modello antropogenetico di produzione dell’uomo per l’uomo –>[Municipalità/Comunità/Bilancio pubblico] <–> [Economie di apprendimento e di rete (libera cooperazione sociale)] –> [Common-fare o welfare del comune (reddito di base, libero accesso ai servizi di base, alloggio, istruzione, sanità, socialità formazione, trasporto,...)] <–> [Remunerazione del general intellect e consumo] –> istituzione finanziaria del comune.E ‘ evidente che tale schema pone diverse sfide e limiti .
Il primo limite ha a che fare con i confini geo-economici. Una cripto-moneta con le caratteristiche di moneta del comunepuò essere introdotta in un sistema economico al fine di remunerazione del lavoro e di finanziamento degli investimenti a favore della cooperazione sociale solo se il ciclo di produzione si svolge all’interno di confini geografici definiti. Da questo punto di vista, una moneta locale può svolgere questo ruolo. E’ quindi necessario far riferimento a attività economiche che, per loro natura, non sono globalizzabili: ad esempio, l’erogazione di servizi sociali, come l’ istruzione e la formazione, la gestione dei trasporti e della la sanità, l’offerta di sicurezza sociale, cultura e tempo libero, l’attività immobiliare, agricola e la produzione di artigianato locale insieme a quella parte della produzione manifatturiera la cui filiera produttiva è tutta interna al territorio preso in considerazione, potrebbero essere dei buoni esempi iniziali.
Il secondo problema sta nella gestione dell’istituto finanziario del comune e dell’emissione della moneta del comune. Molte alternative sono possibili. Si tratta di un problema politico, la cui soluzione ha a che fare con il grado di democrazia dal basso e le modalità del processo decisionale esistente. Siamo consapevoli che questo modello finanziario di produzione alternativo non può, al momento, sostituire del tutto quello tradizionale, ma ne è complementare. Tuttavia, può essere in grado di aprire lo spazio per favorire la crescita di produzione autorganizzate, non mercificate né a scopo di lucro. Può consentire una produzione del comune, perché la produzione del comune è la nostra vita.
La
cripto-moneta, come qualsiasi tipo di moneta, è uno strumento. E, come ogni
strumento, la sua utilità dipende dal modo e dal contesto sociale in cui viene
utilizzata . Come scriveva Keynes, la moneta è un ponte che collega il presente
al futuro .
E’ tempo di pensare ad uno strumento monetario in linea con le nuove soggettività del lavoro vivo oggi precarie.
Note
E’ tempo di pensare ad uno strumento monetario in linea con le nuove soggettività del lavoro vivo oggi precarie.
Note
[1] Cfr. J.M.Keynes, Teoria generale
dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, Utet, Torino, 2001,cap. 21, p. 485.
[2] Cfr. K. Marx, Manoscritti
economico-filosofici del 1844, III manoscritto, ap. Il Denaro,
fr. XLI
[3] In
parte tratto da: Grateful Dead, “Moneta: possibile
espressione del comune, non bene comune”, in Quaderni di San Precario.n. 4, dicembre 2012,Milano,
pp. 33-40
[4] CFr. Erodoto, The Histories, Vol I, fr. 94. Vedi anche M. Cowell and K. Hyne,
“Scientific Examination of the Lydian Precious Metal Coinages,” in A. Ramage,
P.l Craddock (eds.) King Croesus’ Gold: Excavations
at Sardis and the History of Gold Refining, Harvard University Press,
Cambridge, 2000, pp. 169-174.
[5]Cfr.
D.J.Roio, Bitcoin or the end
of the taboo of money, apr. 2013: http://jaromil.dyne.org/writings
[6] Cfr.
G. Griziotti, Biorank. Algoritmi e trasformazioni del bios nel capitalismo cognitivo, gennaio 2014, in Effimera . Vedi anche, D.J.Roio, Bitcoin or the end
of the taboo of money, apr. 2013: http://jaromil.dyne.org/writings
[7]See J.L.
Austin, Philosophical Papers, 1961, 1979, (eds. J. O.
Urmson and G. J. Warnock), Oxford, Oxford University Press, C. Marazzi, Capital and Language: From the New Economy to the War Economy. Los Angeles: Semiotext(e), 2008.
[8]Cfr.
J.M.Keynes, The General Theory of Employment, Interest and Money, McMillan, London, 1936, cap. 24, p.392
[9] L’algoritmo bitcoin è concepito per una produzione massima e
decrescente di ventuno milioni d’unità di cui il 75% sarà emesso entro il
2017. Per il litecoin
sono previsti ottantaquattro milioni di pezzi. Dati tratti da G.Griziotti, Biorank., cit.
[10] Cfr. G. Griziotti,
Bio rank, cit. Vedi anche l’intervento di Gianluca Giannelli,
Spazio di Mutuo soccorso, La moneta del
comune n. 2: criptomonete, 19 dicembre 2013. Vedi Anche
A.Fumagalli,,G. Giannelli, “Il fenomeno bitcoin
moneta alternativa o moneta speculativa” in Effimera.
[11] Cfr. G.Griziotti. Bio rank, cit. Si veda anche See L. Baronian, C. Vercellone, Moneta del comune e
reddito sociale garantito:
[12] Denaro-Merce(conoscenza)-Denaro.
[13] Cfr.. A.Fumagalli, S. Lucarelli, “A Financialized
Monetary Economy of Production” in International Journal of Political Economy, vol. 40, no. 1, Spring 2011, pp. 48–68