“Tres pasiones, simples, pero abrumadoramente intensas, han gobernado mi vida: el ansia de amor, la búsqueda del conocimiento y una insoportable piedad por los sufrimientos de la humanidad. Estas tres pasiones, como grandes vendavales, me han llevado de acá para allá, por una ruta cambiante, sobre un profundo océano de angustia, hasta el borde mismo de la desesperación” — Bertrand Russell

7/5/15

Nietzsche: profezia o innocenza

Friedrich Nietzsche
✆ Fabrizio Cassetta
Mario Cassa   |  Tra i Frammenti postumi (nov. ’87 – marzo ’88) di Nietzsche si trova un testo, spesso citato, che porta il titolo di Prefazione (Vorrede). Testo noto e citato, dicevo, quello di questo Vorrede, ma poche volte misurato nel suo significato di discorso estremo, decisivo; poche volte letto con quello stato d’animo che qui più che mai Nietzsche esige; così come lo dice in apertura del testo stesso: «Le cose grandi esigono che di loro si taccia o si parli con grandezza: con grandezza, cioè cinicamente e con innocenza». Ed ecco dunque, di seguito, il testo dei capoversi 2, 3 e 4:); una delle ultime prefazioni per quella Volontà di potenza che non prenderà mai forma definitiva. I frammenti prenderanno forma infine nell’ultima invenzione artistica, letteraria furente e fulminea: il Crepuscolo degli idoli e l’Anticristo. Testo insuperabile quello dei frammenti postumi; perché gelidi, nudi d’ogni veste letteraria, d’ogni “menzogna” artistica, d’ogni “opera d’arte”. 

– «Ciò che racconto è la storia dei prossimi due secoli. Descrivo ciò che verrà, ciò che non potrà più venire diversamente: l’avvento del nihilismo. Questa storia può essere raccontata già oggi, poiché qui è all’opera la necessità stessa. Questo futuro parla già con cento segni, questo destino si annunzia dappertutto: tutte le orecchie sono già ritte per questa musica del futuro. Tutta la nostra cultura europea si muove già da gran tempo con una tensione torturante che cresce di decennio in decennio, come se si avviasse verso una catastrofe inquieta, violenta, precipitosa; come un fiume che vuole sfociare, che non si rammenta più, che ha paura di rammentare».

Foucault oltre Foucault | Le tecnologie governative hanno il ruolo centrale nelle relazioni di potere

Maurizio Lazzarato   |   Michel Foucault, attraverso il concetto di biopolitica, ci aveva annunciato dagli anni ’70 ciò che, oggi, sta per diventare un’evidenza: la « vita » e il « vivente » sono le poste in gioco delle nuove lotte politiche e delle nuove strategie economiche. Ci aveva anche mostrato che « l’entrata della vita nella storia » corrisponde all’espansione del capitalismo. Infatti, dal 18mo secolo i dispositivi di potere e di sapere prendono in conto i « processi della vita » e la possibilità di controllarli e di modificarli. « L’uomo occidentale impara man mano cosa vuol dire essere una specie vivente in un mondo vivente, avere un corpo, una salute individuale e collettiva, delle forze che si possono modificare… »1. Che la vita e il vivente, che la specie e le sue condizioni di produzione siano diventate la posta in gioco delle lotte politiche, costituisce una novità radicale nella storia dell’umanità. « L’uomo per millenni è rimasto ciò che era per Aristotele: un animale vivente e, in più, capace di un’esistenza politica; l’uomo moderno è un animale nella cui politica è in questione la sua stessa vita di essere vivente »2. La brevettazione del genoma e lo sviluppo dei macchinari intelligenti, le biotecnologie e la messa in produzione delle forze della vita, designano una nuova cartografia dei biopoteri.