“Tres pasiones, simples, pero abrumadoramente intensas, han gobernado mi vida: el ansia de amor, la búsqueda del conocimiento y una insoportable piedad por los sufrimientos de la humanidad. Estas tres pasiones, como grandes vendavales, me han llevado de acá para allá, por una ruta cambiante, sobre un profundo océano de angustia, hasta el borde mismo de la desesperación” — Bertrand Russell

31/1/16

Euskadi e Podemos, riflessioni post-elettorali

Fabio Frosini & Dolores Morondo   |   Le elezioni politiche spagnole del 20 dicembre, di cui abbiamo già reso conto a caldo, hanno restituito un quadro politico profondamente mutato rispetto alle precedenti del 2011. A fianco della disfatta dei due partiti, PP e PSOE, che per più di un trentennio hanno gestito il bipolarismo spagnolo, è emerso Podemos, affermandosi, con un’intelligente combinazione di blocchi locali con un partito nazionale, come terza forza politica, molto avanti ai nuovi sopravalutati conservatori di Ciudadanos. Degli effetti catalani si è già parlato, con questo articolo vogliamo documentare lo straordinario e inaspettato successo di Podemos nei Paesi Baschi.

Premettiamo che una parte della difficile “governabilità” scaturita dalle elezioni non dipende dal sistema proporzionale (come ha interessatamente proclamato Renzi) ma dalla struttura deformante della legge elettorale spagnola, in vigore dal 1978, che non è proporzionale, ma tale da favorire fortemente i partiti capaci di ottenere buoni risultati in tutte le 52 circoscrizioni o (relativamente) quelli con forte rappresentazione locale. Per fare un solo esempio, in queste elezioni politiche Izquierda Unida ha ricevuto circa 900.000 voti, distribuiti in tutta la Spagna, eleggendo 2 deputati, mentre il PNV (Partido Nacionalista Vasco) ha ottenuto 6 deputati con circa 300.000 voti, concentrati in Euskadi (País Vasco).