“Tres pasiones, simples, pero abrumadoramente intensas, han gobernado mi vida: el ansia de amor, la búsqueda del conocimiento y una insoportable piedad por los sufrimientos de la humanidad. Estas tres pasiones, como grandes vendavales, me han llevado de acá para allá, por una ruta cambiante, sobre un profundo océano de angustia, hasta el borde mismo de la desesperación” — Bertrand Russell

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26/2/15

Liev Vygotskiy como filósofo de la ciencia

Liev Vygotskiy ✆ A.d
Rene van der Veer & Jaan Valsiner   |   El psicólogo soviético Liev Vygotskiy (1896-1934) ahora es generalmente aceptado como una figura importante de la historia de la psicología. Algunas de sus obras han sido traducidas a muchas lenguas y sus ideas han inspirado a pensadores como Jerome Bruner (1985), Stephen Toulmin (1978) y Román Yakobsón (1985). Publicó artículos y libros sobre diversos temas como esquizofrenia, pensamiento y lenguaje, pruebas de inteligencia, y niños con deficiencias (Van der Veer, 1985).

Es menos sabido, sin embargo, que también fue un metodólogo en el sentido ruso de la palabra, que es alguien que analiza supuestos básicos y conceptos de varias corrientes psicológicas y de la psicología en general. Un metodólogo así debe ser tanto un conocedor de la historia de la psicología como un filósofo de la ciencia. Vygotskiy combinó esas cualidades y estamos convencidos que su importancia para la psicología radica precisamente en su trabajo metodológico. Es la forma como Vygotskiy abordó los viejos problemas de la psicología, tales como el problema natura-nurtura y el problema cuerpo-mente, lo que le convierten en el psicólogo más importante del siglo veinte.

24/12/14

La reinvenzione dell’alienazione nell’epoca della rivoluzione numerica

Stéphane Haber
La recente evoluzione delle discussioni circa Internet e la rivoluzione numerica – che queste discussioni siano giornalistiche, di saggisti o di accademici – costituisce il fenomeno culturale maggiore della nostra epoca. All’inizio, negli anni 2000, queste discussioni avevano maggiormente seguito le intuizioni che derivano dal cyber-libertarismo degli hacker e dall’anarchismo dei teorici del software libero1. Diversi nel tono così come nel contenuto, essi avevano senza dubbio la loro espressione più compiuta dal punto di vista teorico nei lavori di Lawrence Lessig et di Yochai Benkler.

Promotore della licenza “Creative commons”, Lessig 2 vedeva nell’esplosione di Internet il principio di una estensione straordinaria del tema liberale del free speech che incita la comunicazione peer to peer. Essa farebbe scoppiare, egli spiegava, l’alleanza oggettiva, fino a quel momento dominante, dello Stato autoritario e dell’impresa capitalistica; alleanza sigillata da un’organizzazione della proprietà che sacralizza abusivamente il possesso privato ed esclusivo, grazie soprattutto al diritto della proprietà intellettuale. Benkler 3, da parte sua, partiva più direttamente dall’economia.

17/9/14

Brevi note critiche a ‘Il Capitale nel XXI secolo’ di Piketty

“C’è ingegno in questa testa: se potesse uscire…” | W. Shakespeare
Sebastiano Isaia
Scrive Thomas Piketty nel suo ormai celebre (e “monumentale”: 928 pagine nella sua versione italiana recentemente pubblicata da Bompiani) studio sul Capitale del XXI secolo«La crescita moderna e la diffusione delle conoscenze hanno permesso di evitare l’apocalisse marxista, ma non hanno modificato le strutture profonde del capitalismo e delle disuguaglianze. […] Tuttavia, esistono strumenti in grado di far sì che la democrazia e l’interesse generale si riprendano il controllo del capitalismo e degli interessi privati, senza peraltro fare ricorso a misure protezionistiche e nazionalistiche» (1).

Sorvoliamo sull’«apocalisse marxista», suggestiva locuzione che allude a quell’ideologia crollista elaborata da non pochi zelanti epigoni che con il maestro di Treviri c’entrano assai poco (salvo che non si voglia inchiodare il poveretto a singole frasi di stampo “apocalittico”); chiediamoci piuttosto quando la democrazia e il cosiddetto «interesse generale» hanno avuto «il controllo del capitalismo e degli interessi privati». La mia risposta è: mai.

13/1/14

A la izquierda de la crisis: el discurso heterodoxo

Karl Marx ✆ Calquín
Michel Husson  |  Esta contribución toma como punto de partida los debates - que pueden ser considerado exóticos o esotéricos – entre economistas marxistas, principalmente anglosajones. A continuación, se amplía en tres ámbitos: el regreso de las ideas keynesianas, el debate sobre el desarrollo concreto de la crisis y una incursión en las preocupaciones ecologistas. Para volver en un bucle a la idea de que la lectura marxista hace subir a la superficie cuestiones fundamentales sobre el capitalismo contemporáneo. No hace falta decir que este ensayo de discurso sobre los discursos refleja un punto de vista personal y no trata de considerarlos de acuerdo con su influencia relativa. El objetivo de esta contribución es más bien sugerir una posible explicación para la contradicción que existe entre la aparente gran coherencia de la argumentación keynesiana o regulacionista y su limitada capacidad de pesar en el debate público, para no hablar de las políticas que finalmente se llevan a la práctica.

Ortodoxia marxista

Tomamos como punto de partida la tesis del marxismo más ortodoxo o dogmático sobre la baja tendencial de la tasa de ganancia como el vector principal, si no único, de la crisis. Un pequeño paréntesis en un texto Guglielmo Carchedi (1),

4/11/13

Il Treasury USA tra Michal Kalecky e il ‘wishful thinking’

Michal Kalecky & Karl Marx
Partiamo da questa proposizione socio-giuridica per fissare un punto da cui decodificare lo scenario che si sta affacciando ai nostri occhi: 
 "Certamente, in un regime di permanente pieno impiego, il licenziamento cesserebbe di giocare il suo ruolo come strumento di disciplina [disciplinary measure]." | Kalecky "Aspetti politici del pieno impiego" (par.II.4)
Questo assunto, intuitivo, ci consente di comprendere sempre, alla stregua delle coordinate di navigazione, il dibattito che si è svolto sulla questione "pubblico impiego". A cui faccio rinvio, per chi non l'avesse seguito. Questo stesso assunto ci consente una digressione "storico-economica" molto interessante.

29/10/13

La crisi è crisi di sistema

  • La crisi del capitalismo ha conseguenze anche sul piano dell’etica e delle relazioni umane e sociali. Per una riflessione non contingente dei comunisti
  • “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto piú spesso e piú a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza.” | Kant, Critica della ragion pratica, 1788, Conclusione
Ferdinando Dubla  |  La crisi è una categoria non nuova per le classi sociali che ne subiscono le conseguenze: le fasi del capitalismo hanno abituato i suoi portavoce ad isolarne alcuni aspetti per nasconderne la portata strutturale, tutta interna alla natura stessa del sistema sociale proprio per celarne le evidenti contraddizioni. Per cui assistiamo alla centralità ora della speculazione finanziaria che ha in mano il debito pubblico inesigibile per i paesi più deboli della catena, ora il disordine politico che ne alimenterebbe l’incapacità di soluzioni altrimenti a portata di mano, ora la disperazione sociale di

19/8/13

Maurice Dobb y su crítica de la teoría subjetiva

    Maurice Dobb © Oldrich Kyn
  • En esta nota quiero llamar la atención sobre la crítica del economista marxista inglés Maurice Dobb a la teoría del valor basado en la utilidad, o teoría subjetiva del valor, contenida en Economía política y capitalismo, (México, FCE, 1973, publicado originalmente en inglés en 1937).
 Rolando Astarita  |  Dobb comienza señalando que para dar fundamento a una ciencia es necesario encontrar un “principio cuantitativo unificador”, que permita ordenar, de manera sistemática, las relaciones entre los elementos del sistema. Por ejemplo, en química ese principio se logró con el concepto de peso atómico; en física, con la ley newtoniana de gravitación. En la economía política, dice Dobb, el principio es una teoría del valor, que aparece en la obra de Adam Smith y se consolida con la sistematización de David Ricardo.

Es que, desde el punto de vista formal, las relaciones que gobiernan y conectan las variables de un sistema económico, se establecen con un sistema de ecuaciones,

11/7/13

La crisi strutturale della politica

Istvan Mészaros  ✆ Ilesxi
Istvan Mészaros  |  Traduzione di Nunzia Augeri

1. Sintomi di una crisi di fondo  |  Vorrei cominciare facendo una breve rassegna dei recenti sviluppi inquietanti – e direi anche minacciosi a livello mondiale – nel campo della politica e del diritto. Ma permettetemi di ricordare a questo proposito la mia prima visita in Brasile, molti anni fa.

Non ero molto lontano da Maceio, in termini di distanze brasiliane. In quell’occasione, dopo un lungo volo da Londra a Recife, al mattino presto un’auto mi condusse a una stazione radio commerciale a Joao Pessoa, per uno scambio di opinioni. Dieci minuti dopo l’inizio della nostra conversazione, che veniva trasmessa in diretta, con amici e colleghi vedemmo che al di là della parete di vetro che ci separava dalla stanza adiacente si levava una grande confusione. Durante l’interruzione per la pubblicità potemmo scoprire che la ragione di quella che sembrava una discussione infuocata nella stanza accanto era la preoccupazione espressa da un reporter, testimone oculare di serie rivolte causate dalla fame, che si stavano svolgendo in una città vicina. Questo incidente accadeva nel 1983, esattamente ventitre anni fa.

15/5/13

El rabino marxista / Walter Benjamin

Walter Benjamin
✆ Maira Kalman
Terry Eagleton
Traducción del inglés por Germán Cano & Jorge Cano

Las relaciones entre el mito, el modernismo y el monopolio del capital son intrincadas y complejas. Suprimido por las variedades del racionalismo Victoriano durante la época del capitalismo liberal, el mito escenifica su dramático retomo a la cultura europea a finales del siglo XIX y principios del XX, con Nietzsche como uno de sus precursores proféticos, justo en el momento en el que surge una mutación gradual de ese capitalismo hacia formas colectivas «superiores». Si una economía basada en ellaissez-faire se desplaza en este momento hacia modalidades más sistémicas, también ha de haber algo propio del renacimiento del mito (él mismo, tal como Lévi-Strauss nos ha enseñado, es un sistema «racional» altamente organizado) que pueda servirnos como medio imaginativo para descifrar esta nueva experiencia social. Ese pensamiento mitológico concuerda con un desplazamiento radical respecto a la categoría general de sujeto, una revisión que concierne tanto a Ferdinand de Saussure como a Wyndham Lewis, Freud y Martin Heidegger, por no hablar de D. H. Lawrence y Virginia Woolf: puesto que, una vez que se da la transición del capitalismo de mercado al monopolista, ya no es posible fingir por más tiempo que el viejo yo, con todo su vigoroso individualismo, el sujeto que se autodetermina del pensamiento liberal clásico, pueda ser ya un modelo adecuado para la nueva experiencia que el sujeto tiene de sí mismo en el marco de estas condiciones sociales transformadas.

12/5/13

Las causas de la crisis / Las finanzas y la tasa de ganancia

Alan Freeman

En los últimos meses hemos visto un creciente debate entre los marxistas en torno a la tasa de ganancia de EE UU y su relación con la presente crisis. Resulta paradójico, ya que en su mayor parte los marxistas rechazan el propio relato de Marx sobre la relación entre la acumulación y la tasa de rentabilidad; de hecho, recientemente, Michael Heinrich ha argumentado que Marx no tenía ninguna teoría de la crisis y que no hay ninguna base para suponer que la acumulación capitalista conduzca a una caída de la tasa de ganancia. Sin embargo, existe un amplio acuerdo con Duménil y Lévy que después del descenso prolongado de posguerra, la tasa de beneficio en EEUU comenzó a aumentar en la década de 1980, recuperándose al final de los años 1990 y marcando el comienzo de una nueva fase de expansión en EEUU.

19/3/13

Spinoza & Althusser / La imaginación como virtud política

Mario Espinoza Pino

Louis Althusser señaló en muchas ocasiones, a lo largo de diversos textos y entrevistas, la importancia del pensamiento de Spinoza en su reflexión filosófica. Hoy día podemos calificar esa importancia de crucial, pues sin atender a la presencia del filósofo holandés en su obra, resultaría muy difícil comprender la profunda renovación del materialismo histórico que Althusser puso en marcha a mediados de los años 60 del siglo pasado. Spinoza atraviesa, prácticamente, todos los ámbitos de reflexión sobre los que trabaja el pensamiento althusseriano, constituyendo una de las bases teóricas constantes en el desarrollo del trabajo del pensador marxista. ¿Cómo comprender la interpretación de la ‘Introducción a la crítica de la economía política’ que Althusser realiza en ‘Pour Marx’ sin la teoría spinoziana de los géneros de conocimiento? ¿Cómo entender la concepción del sujeto y de la conciencia que el filósofo francés hace entrar en juego en su pensar si se desconoce la teoría de la imaginación de Spinoza?

14/3/13

Imaginario político griego y moderno

Cornelius Castoriadis

¿Por qué imaginario político griego y moderno? ¿Por qué imaginario? Porque creo que la historia humana, en consecuencia también las diversas formas de sociedad que conocemos en esta historia, está definida esencialmente por la creación imaginaria. Imaginaria en este contexto, evidentemente no significa ficticia, ilusoria, especular, sino posición de formas nuevas, y posición no determinada sino determinante; posición inmotivada, de la cual no puede dar cuenta una explicación causal, funcional o incluso racional.

Estas formas, creadas por cada sociedad, hacen que exista un mundo en el cual esta sociedad se inscribe y se da un lugar. Mediante ellas es como se constituye un sistema de normas, de instituciones en el sentido más amplio del término, de valores, de orientaciones, de finalidades de la vida tanto colectiva como individual.

26/2/13

Capitalismo maquínico y plusvalor de red / Notas sobre la economía política de la máquina de Turing

Matteo Pasquinelli

En los años sesenta Gilbert Simondon señaló cómo las máquinas industriales eran ya dispositivos informacionales, en cuanto introducían por primera vez una bifurcación  entre la fuente de trabajo mecánico (la energía natural) y la fuente de información (el trabajador). En 1963, describiendo las nuevas condiciones de trabajo en la fabrica Olivetti de Ivrea, Romano Alquati acuño la noción de información valorizante como puente conceptual entre el valor marxiano y la definición cibernética de información. En 1972, Gilles Deleuze y Felix Guattari inauguraron su ontología maquínica, a partir del momento en que la cibernética abandonaba la fábrica para actuar sobre toda la sociedad.

A través de estos aparatos conceptuales (desarrollados hace casi medio siglo) se introduce la máquina de Turing como el modelo más empírico entre aquellos disponibles para estudiar los interiores del capitalismo cognitivo contemporáneo.

13/2/13

Derribar al capitalismo construyendo el socialismo internacional

Cómo hacer la revolución y no morir en el intento 1

Jon Juanma 2

Especial para La Página
Cada día hay más personas que están convencidas de la necesidad de cambiar el sistema que hasta ahora marca la lógica de nuestras vidas. El capitalismo no es capaz de garantizarnos una vida digna y por el contrario se presenta, muchas veces, como el principal obstáculo para poder alcanzarla. En un planeta asediado por las crisis económicas, humanitarias y ecológicas nos es necesario implementar otro sistema de gobierno global. Sin embargo, después del fracaso de la URSS y los “socialismos realmente existentes”, nos faltan alternativas desde la izquierda para proponer un sistema alternativo para las mayorías explotadas.

27/1/13

Giorgio Agamben y el estado de excepción / Una mirada marxista

División social del trabajo, relaciones capitalistas de apropiación, modo de producción cultural, ideologías: la primera parte del libro explicita una determinada visión de la tradición marxista y el personal uso que de la misma se presenta.

Clarificadas así cuestiones terminológicas y establecido el punto de vista inicial, el resto de la obra dialoga con los influyentes paradigmas jurídicos de Giorgio Agamben y con la aguda denuncia que el filósofo italiano formula del "estado de exepción" que signa el actual momento de la vida humana.

Diálogo fructífero, por cuanto permite un crítico examen del "estado de contractualidad" propio de la modernidad capitalista y el Estado, incluyendo su actual deriva que entroniza la pura heteronomía, la condena a la nuda vita... En contraposición a lo cual surge la probabilidad de lo que Logiudice llama la nuova vita: la posibilidad de que quienes

23/1/13

José Carlos Mariátegui / El Amauta del marxismo ‘a la sudaca’

José Carlos Mariátegui
✆ Luis Cornejo Arenas
Camilo Brodsky 

Portador de la convicción de que el hombre puede alcanzar la realización y la libertad en el socialismo, Mariátegui no fue sin embargo un mecánico apologeta del materialismo científico europeo, sino un agudo observador de la realidad peruana y americana que supo insuflar color y vida propia al pensamiento revolucionario de nuestro continente, un intelectual comprometido y autodidacta, un periodista de trinchera y un organizador político de primer nivel. Y es que, como dijo el escritor norteamericano Waldo Frank, “confundir a Mariátegui con los comunistas oficiales de Rusia y de Europa sería desconocer sus raíces americanas. Su plan de organización es tan distinto del dogmatismo marxista como el indio del Perú lo es del mujik o del trabajador inglés”.

Es probable que si José Carlos Mariátegui no sufriera anquilosis en su pierna izquierda tras un accidente escolar en su infancia, los caminos del marxismo latinoamericano, y

22/1/13

Economía política y economía política marxista


“Despertar con el olor
de la lucha de clases”
Paresh Chattopadhyay

La expresión “economía política” comienza a estar crecientemente en boga en los países de habla inglesa (en la Europa continental se ha utilizado siempre). En general, esta expresión se enarbola como un estandarte de rebelión contra la llamada economía “ortodoxa”. Pero el significado que se le confiere dista mucho de estar claro. Sin duda alguna, no puede tratarse sólo de intentar contraponer el término “economía” al término “economía política”. En las siguientes páginas intentaré plantear –de manera esquemática, lo reconozco- algunos de los problemas que ello implica.

I
“Economía”, como es bien sabido, significaba originariamente en griego “el arte de la administración de la casa”. A medida que la evolución política fue siguiendo en Grecia la secuencia casa-pueblo-ciudad-estado, el estudio de la administración de

15/12/12

Recordando a Raymond Williams / Uno de los pensadores marxistas británicos más destacados de la postguerra

Raymond Williams
✆ Leandro González de León
Andreu Coll Blackwell

Estas páginas plantean una serie de problemas que, a mi parecer, los sujetos de la emancipación colectiva deben de tener muy presentes para reconstruir sus idearios en el umbral del tercer milenio, después de las derrotas y de los fracasos del siglo XX. Aprovechando que se cumplen diez años de la muerte [N del E: Actualmente serían 24 años] de Raymond Williams (1921-1988), he creído oportuno homenajear a este testigo excepcional de nuestro siglo haciendo una revisión de los problemas que acordó en los últimos años de su vida.

PDF
Problemas que ensombrecen más, si cabe, las perspectivas de conseguir una humanidad justa en un planeta habitable. Me estoy refiriendo a la manipulación informativa, a la mercantilización de la cultura y a los nefastos efectos antropológicos que la industria audiovisual puede ocasionar al estar controlada por grupos de poder intrínsecamente antidemocráticos. Estos n u e v o s problemas son los que, a mi juicio, dificultan la tarea de construir respuestas colectivas a los viejos problemas. Raymond Williams supo acotar sus análisis con rigor e intentó vislumbrar soluciones —siempre relativas y parciales— con humildad y cautela.

10/12/12

Sentido e instinto marxista en Gilles Deleuze

Eduardo Zeind Palafox

Especial para La Página
Decía Althusser que es muy difícil ser un filósofo marxista, pues implica reeducación, dolorosa reeducación. Pero cuando decimos educación no estamos diciendo forzosamente "renovación de la cultura". No nos hacemos marxistas leyendo a Marx, pero sí comprendiendo su lógica, su sentido. La clase proletaria tiene otra lógica, otro sentido. Lo que para nosotros no tiene sentido para la clase obrera sí lo tiene.

Nuestro instinto de clase, como filósofos marxistas (ser filósofo es ser burgués, es tener tiempo, o mejor aún, dinero para dedicarse al pensamiento y no a la acción), no está del todo desarrollado, y es fácil desviarnos del rumbo. Pero, ¿cuál es el rumbo? El comunismo científico o libre de ideologías humanitarias. El comunismo busca muchas cosas, y entre ellas está la fusión de la teoría con la práctica. Usaré, someramente, algunos textos de Lenin y de Deleuze para explicar cómo reeducarnos y ser marxistas.

6/12/12

Epistemología marxista / Lenin pensaba que un pueblo libre es un pueblo que todo lo sabe, que puede juzgar y cambiar

Lenin en un mural de Diego Rivera
Eduardo Zeind Palafox

Especial para La Página
Cuando vamos a iniciar una investigación sociológica nos topamos con el problema siguiente: no sabemos distinguir un "problema" de una "problemática". Los cambios o mutaciones de método, de teoría, de conceptualización o de experimentación jamás se dan de un día para otro. Tales cambios necesitan de ciertas estructuras para acaecer. Bueno, pues tales estructuras representan las "problemáticas".

Este texto es una breve lección para plantear "problemas" y "problemáticas", es decir, para distinguir nuestros "modos de exposición" de nuestros "modos de investigación". Este texto usa las técnicas que usó Althusser para pensar en la filosofía de Marx. Dejemos de pensar que el "buen decir" es sinónimo del "bien pensar". A veces decir las cosas de modos patéticos, poéticos o incoherentes sirve para llegar a la verdad, que casi siempre está detrás de los juegos del lenguaje.